Nell’era della trasformazione digitale, affidare la presentazione dei propri prodotti a un PDF statico o, peggio, a un catalogo cartaceo, significa perdere opportunità cruciali. Un catalogo digitale non è semplicemente un file sfogliabile: è un ecosistema di vendita interattivo, uno strumento di marketing dinamico e una fonte di dati preziosa. Permette ai clienti B2B e B2C di esplorare, configurare e persino acquistare i vostri prodotti in modo fluido e coinvolgente. Sviluppare un catalogo digitale efficace, tuttavia, è un progetto strategico che va ben oltre il semplice design. Richiede una pianificazione attenta, la scelta della giusta architettura tecnologica e un’integrazione profonda con i sistemi aziendali esistenti. In questa guida completa, analizzeremo l’intero processo, dalla definizione degli obiettivi alla scelta tra soluzioni SaaS e sviluppo su misura, per trasformare la vostra visione in uno strumento di business potente.
Cos’è un Catalogo Digitale e perché supera il PDF
Prima di addentrarci nel “come”, è fondamentale definire il “cosa”. Un catalogo digitale moderno non è un PDF caricato online. È un’applicazione web o mobile nativa, costruita su un database centralizzato, che presenta le informazioni di prodotto in modo ricco, ricercabile e interattivo. A differenza di un PDF, che è una “fotografia” statica e pesante dei vostri prodotti, un vero catalogo digitale è vivo. Si aggiorna in tempo reale attingendo direttamente dalle fonti dati aziendali (come l’ERP o il PIM), garantendo che prezzi, disponibilità e schede tecniche siano sempre corretti. Permette filtri avanzati, viste a 360°, video e configuratori di prodotto. Soprattutto, traccia il comportamento dell’utente, fornendo al vostro team marketing e vendite dati inestimabili su quali prodotti sono più visti e da chi. È la differenza tra consegnare un volantino e invitare un cliente in uno showroom virtuale intelligente.
I vantaggi strategici: Oltre la semplice digitalizzazione
L’adozione di un catalogo digitale strategico sblocca vantaggi che impattano direttamente sull’efficienza operativa e sul fatturato. Non si tratta solo di risparmiare sui costi di stampa; si tratta di un ripensamento del processo di vendita. Un catalogo ben progettato diventa il fulcro delle operazioni commerciali, specialmente in contesti B2B complessi dove le informazioni di prodotto sono numerose e tecniche. Ecco i benefici chiave che i nostri clienti riscontrano dopo l’implementazione:
- Aggiornamento in tempo reale: Elimina il rischio di distribuire informazioni obsolete. Una modifica nel sistema gestionale si riflette istantaneamente sul catalogo, riducendo errori e richieste di supporto.
- Esperienza utente (UX) superiore: Offre una navigazione intuitiva, ricerche potenti e contenuti multimediali (video, 3D) che un PDF non può supportare, aumentando il coinvolgimento.
- Generazione di Lead e Vendite: Permette l’integrazione con carrelli e-commerce o moduli di richiesta d’offerta (RFQ), trasformando l’interesse in un’azione concreta.
- Analisi dei dati (Analytics): Monitora quali prodotti visualizzano i clienti, per quanto tempo e quali percorsi di navigazione seguono. Questi dati sono oro per ottimizzare l’offerta e le strategie di marketing.
- Personalizzazione e profilazione: Permette di mostrare listini prezzi diversi, prodotti o promozioni specifiche a segmenti di utenti loggati (es. distributori vs. clienti finali).
- Efficienza della forza vendita: Armare i propri agenti con un catalogo digitale su tablet significa dare loro uno strumento sempre aggiornato, che funziona anche offline e che può inviare ordini direttamente all’ERP.
Catalogo digitale interattivo vs. PDF sfogliabile: le differenze chiave
È facile confondersi, ma la differenza è abissale. Un “PDF sfogliabile” (o flipbook) è spesso il primo, timido passo verso la digitalizzazione, ma rimane una soluzione di facciata. Si tratta essenzialmente di prendere il file destinato alla stampa e caricarlo su una piattaforma che simula il voltare pagina. Sebbene possa sembrare interattivo, eredita tutti i difetti del PDF: è statico, pesante da caricare, non è responsive (un incubo da leggere su smartphone) e non è indicizzabile dai motori di ricerca a livello di singolo prodotto.
Un catalogo digitale interattivo, al contrario, è un’applicazione software. È costruito su un database (spesso un PIM) che “serve” i contenuti a un’interfaccia web o app progettata appositamente. I prodotti sono elementi ricercabili, filtrabili e cliccabili. I dati sono dinamici: il prezzo può cambiare, la disponibilità può essere aggiornata in tempo reale. È integrato con altri sistemi e l’esperienza utente è ottimizzata per il dispositivo in uso (desktop, tablet o mobile). Scegliere un PDF sfogliabile oggi è come scegliere un fax quando esiste l’email: funziona, ma non è competitivo.
Fase 1: Pianificazione e Strategia (Il “Prima” dello Sviluppo)
Iniziare un progetto di sviluppo di un catalogo digitale senza una strategia è il modo più rapido per sprecare budget. Molti si concentrano sulla tecnologia prima di aver definito gli obiettivi. Come Antha, abbiamo visto progetti fallire non per limiti tecnici, ma per una pianificazione carente. Questa fase preliminare è il 90% del successo del progetto. Il primo passo è assemblare un team interfunzionale. Questo progetto non è solo “dell’IT” o “del Marketing”. Richiede il coinvolgimento attivo dei responsabili prodotto, delle vendite (che lo useranno sul campo), del marketing (che gestirà i contenuti) e dell’IT (che supervisionerà le integrazioni). Solo così si può avere una visione completa delle necessità aziendali e degli utenti, sia interni (la forza vendita) che esterni (i clienti).
Definire gli obiettivi: Vendita, Lead Generation o Supporto?
Un catalogo digitale può servire a molti scopi, ma deve eccellere in uno primario. Chiedetevi: qual è l’azione più importante che un utente deve compiere? L’obiettivo guida ogni scelta di design e funzionalità.
- Se l’obiettivo è la vendita diretta (E-commerce), l’integrazione con il carrello, i pagamenti e la logistica è fondamentale. La UX deve essere fluida e portare al checkout senza attriti.
- Se l’obiettivo è la Lead Generation (B2B), il catalogo deve essere ottimizzato per la raccolta di contatti. Magari l’utente non acquista online, ma può “costruire” una richiesta d’offerta (RFQ) selezionando prodotti e inviandola al team commerciale. In questo caso, i moduli di contatto e l’integrazione con il CRM sono vitali.
- Se infine l’obiettivo è il Supporto (Post-vendita), il catalogo potrebbe dover includere schede tecniche dettagliate, manuali, tutorial video e una sezione per l’ordine di parti di ricambio.
Definire questo obiettivo primario eviterà di costruire uno strumento confuso che cerca di fare tutto senza fare bene nulla.
Analisi del target e User Experience (UX)
Chi userà questo catalogo? Un architetto che cerca specifiche tecniche e file CAD ha esigenze diverse da un responsabile acquisti che confronta prezzi, o da un consumatore finale attratto da belle immagini. È essenziale mappare le user personas e i loro customer journey. Come cercano i prodotti? Quali filtri sono indispensabili per loro? Da quale dispositivo accederanno (tablet in cantiere, desktop in ufficio)? Questa analisi informa direttamente la progettazione dell’Alberatura (Information Architecture) e della User Experience (UX). Per esempio, un catalogo per prodotti industriali complessi potrebbe richiedere un “configuratore” che guida l’utente nella scelta dei componenti corretti, mentre un catalogo di moda richiederà filtri per taglia, colore e lookbook ad alta risoluzione. Una UX scadente, dove l’utente non trova ciò che cerca in pochi clic, vanifica l’intero investimento tecnologico.
Strutturare le informazioni: l’importanza di un PIM
Questo è il cuore tecnico della strategia. I vostri dati di prodotto dove risiedono? Spesso sono sparsi: schede tecniche in Excel, descrizioni in un file Word, foto su un server di rete, prezzi nell’ERP. Un catalogo digitale non può funzionare in questo caos. Ha bisogno di una “fonte unica di verità” (Single Source of Truth). Questa fonte è il PIM (Product Information Management). Un PIM è un software centralizzato progettato per raccogliere, arricchire, gestire e distribuire tutte le informazioni di prodotto (descrizioni, specifiche, traduzioni, media). Implementare un PIM prima o contestualmente al catalogo digitale è una best practice fondamentale. Il catalogo digitale diventa così l’interfaccia “pubblica” che legge i dati dal PIM. Questo approccio garantisce coerenza, facilita gli aggiornamenti e permette di distribuire le stesse informazioni corrette su più canali (catalogo, e-commerce, app, marketplace) senza duplicare il lavoro.
Fase 2: Raccolta e Ottimizzazione dei Contenuti
Con una strategia e un PIM in atto (o in progettazione), inizia la fase operativa di raccolta dei contenuti. Questa è spesso la fase più sottovalutata e dispendiosa in termini di tempo. I contenuti sono il “carburante” del vostro catalogo; senza dati di prodotto di alta qualità, anche la piattaforma tecnologicamente più avanzata sembrerà vuota e poco professionale. Il lavoro si divide in due grandi aree: i dati testuali (schede prodotto, specifiche) e gli asset digitali (immagini, video). È fondamentale non solo raccogliere, ma ottimizzare. Le descrizioni devono essere persuasive e SEO-friendly, non solo un elenco di caratteristiche. Le immagini devono essere coerenti nello stile, nel formato e ottimizzate per il web per garantire caricamenti veloci, un fattore cruciale per la UX e il ranking sui motori di ricerca.
Dati di prodotto: schede tecniche, descrizioni e tassonomie
Il primo passo è definire la “scheda prodotto tipo”. Quali campi sono obbligatori per ogni prodotto? Codice, nome, descrizione breve, descrizione lunga, specifiche tecniche (es. dimensioni, materiali, certificazioni), prodotti correlati, accessori. Questo modello, o tassonomia, deve essere definito nel PIM. Questo garantirà che tutti i prodotti siano presentati in modo coerente. Successivamente, si passa all’arricchimento. Le descrizioni devono essere scritte sia per l’utente (chiare, coinvolgenti, evidenziando i benefici) sia per i motori di ricerca (utilizzando le keyword pertinenti). Se il catalogo è multilingua, questo è il momento di pianificare il processo di traduzione, che idealmente dovrebbe essere gestito all’interno del PIM per mantenere tutto centralizzato. È un lavoro meticoloso di data entry e copywriting, ma è ciò che differenzia un catalogo mediocre da uno eccellente.
Digital Asset Management (DAM): fotografie, video e 3D
Se il PIM gestisce i dati di prodotto, il DAM (Digital Asset Management) gestisce i media. Spesso PIM e DAM sono moduli dello stesso sistema o sistemi strettamente integrati. Il DAM archivia in modo centralizzato tutte le vostre immagini, video, file 3D, PDF tecnici e loghi. Per un catalogo digitale, la qualità visiva è tutto. È necessario pianificare servizi fotografici professionali che mostrino i prodotti da più angolazioni, nel loro contesto d’uso, e con dettagli zoomabili. I video di prodotto (tutorial, presentazioni) e i modelli 3D interattivi stanno diventando lo standard per aumentare la conversione, poiché permettono all’utente di “toccare con mano” il prodotto virtualmente. Un sistema DAM assicura che questi file pesanti siano archiviati correttamente, taggati e ottimizzati (ad esempio, creando automaticamente miniature e formati webP) prima di essere inviati al catalogo digitale, garantendo performance ottimali.
Fase 3: Scelta della Piattaforma Tecnologica (La decisione critica)
Arrivati a questo punto, con strategia e contenuti pronti, si affronta la scelta tecnologica. Come costruiremo fisicamente il catalogo? Le opzioni si riducono essenzialmente a due macro-categorie: utilizzare una piattaforma SaaS (Software as a Service) già pronta o intraprendere un percorso di sviluppo su misura (custom). La scelta dipende interamente dagli obiettivi definiti nella Fase 1. Dipende dalla complessità dei vostri prodotti, dalle necessità di integrazione con i sistemi legacy (come ERP o CRM custom) e dal livello di personalizzazione della User Experience che volete offrire. Non esiste una risposta “giusta” in assoluto, ma esiste la risposta giusta per il vostro business e il vostro livello di maturità digitale.
Opzione 1: Software SaaS e Piattaforme “pronte all’uso”
Le soluzioni SaaS sono piattaforme cloud che offrono una soluzione “chiavi in mano” per creare un catalogo digitale. Pagando un canone (solitamente mensile o annuale), si ottiene l’accesso a un pannello di amministrazione dove caricare prodotti, scegliere un template grafico e pubblicare il catalogo.
Vantaggi:
- Costi iniziali bassi: Non c’è un grande costo di sviluppo iniziale, ma un canone prevedibile.
- Velocità di implementazione: È possibile essere online in tempi molto brevi (settimane, a volte giorni) se i contenuti sono pronti.
- Manutenzione inclusa: L’hosting, la sicurezza e gli aggiornamenti della piattaforma sono gestiti dal fornitore.
Svantaggi:
- Personalizzazione limitata: Si è vincolati ai template e alle funzionalità offerte dalla piattaforma. Personalizzare la UX o il design in modo profondo è spesso impossibile.
- Integrazioni rigide: L’integrazione con sistemi aziendali (specialmente ERP custom) può essere complessa, costosa o non supportata.
- Costi ricorrenti: Il canone è perpetuo e può aumentare in base al numero di prodotti, utenti o funzionalità.
Opzione 2: Sviluppo di un catalogo digitale su misura (Custom)
Lo sviluppo su misura, l’approccio che adottiamo in Antha, significa costruire il catalogo digitale da zero, come un abito sartoriale. Si parte da un’analisi approfondita delle esigenze per progettare un’architettura software (spesso basata su un PIM open-source o custom) e un’interfaccia utente (UI/UX) unici per il cliente.
Vantaggi:
- Flessibilità totale: Ogni singola funzionalità e pixel dell’interfaccia è progettato per rispondere esattamente alle vostre esigenze e a quelle dei vostri utenti.
- Integrazioni profonde: È possibile costruire connettori ad-hoc per qualsiasi sistema aziendale (ERP, CRM, gestionali legacy), automatizzando i flussi di dati in modo completo.
- Proprietà del software: L’asset digitale è vostro. Non siete legati a un fornitore o a un canone, e potete far evolvere la piattaforma come volete.
- Vantaggio competitivo: Una UX unica e funzionalità specifiche (es. configuratori complessi) possono diventare un fattore differenziante sul mercato.
Svantaggi:
- Costi iniziali più elevati: Richiede un investimento iniziale significativo per la progettazione, lo sviluppo e i test.
- Tempi di sviluppo più lunghi: Un progetto custom richiede mesi, non settimane, per essere realizzato con qualità.
Quando scegliere una soluzione custom (come Antha)?
Una soluzione SaaS è ottima per piccole imprese o per cataloghi semplici con poche migliaia di prodotti e nessuna esigenza di integrazione complessa. Dovreste invece considerare seriamente uno sviluppo su misura quando:
- Avete processi di business unici: La vostra logica di prezzo, di configurazione prodotto o di gestione ordini non è standard.
- Richiedete integrazioni complesse: Dovete dialogare in tempo reale con un ERP custom, un CRM o un gestionale di produzione.
- La UX è un fattore competitivo: Il vostro brand richiede un’esperienza utente distintiva, veloce e perfettamente allineata alla vostra identità.
- Gestite un’elevata complessità: Avete decine di migliaia di prodotti, varianti, lingue e listini personalizzati per tipo di cliente.
- Vedete il catalogo come un asset strategico: Non è solo una brochure, ma il motore centrale delle vostre operazioni di vendita e marketing.
Il bivio tecnologico: SaaS o Sviluppo Custom?
Scegliere la piattaforma giusta è la decisione più critica per il ROI del tuo progetto. Non si tratta solo di costi, ma di scalabilità e aderenza ai tuoi processi di business. In Antha siamo specializzati nello sviluppo di soluzioni software su misura che si adattano perfettamente ai sistemi e agli obiettivi aziendali, senza i limiti delle piattaforme standard.
Fase 4: Sviluppo, Design e Integrazione
Una volta scelta la direzione tecnologica (supponiamo qui un approdo custom o ibrido), inizia la fase di realizzazione vera e propria. Questa fase trasforma la strategia e i contenuti in un prodotto software funzionante. Si lavora tipicamente in sprint (metodologia Agile), rilasciando funzionalità incrementali che possono essere testate dal team di progetto. Questa fase è una collaborazione stretta tra i designer (che definiscono l’aspetto e l’interazione), gli sviluppatori (che scrivono il codice e costruiscono le API) e i project manager (che assicurano l’aderenza ai tempi, ai costi e agli obiettivi). La comunicazione costante è fondamentale per evitare disallineamenti tra le aspettative e il prodotto finale.
Il processo di design (UI/UX) per un catalogo efficace
Il design non è “come appare”, ma “come funziona”. Il processo di UI (User Interface) e UX (User Experience) design inizia con i wireframe: schemi a bassa fedeltà che definiscono la struttura di ogni pagina (homepage, pagina di categoria, scheda prodotto) e il flusso di navigazione. Come l’utente passa dalla ricerca al prodotto? Come funzionano i filtri? Solo dopo l’approvazione dei wireframe si passa ai mockup grafici ad alta fedeltà, dove si applica la brand identity (colori, font, stile). Il design deve essere responsive, garantendo un’esperienza ottimale su desktop, tablet e mobile. Particolare attenzione va data alla scheda prodotto: deve essere chiara, gerarchica, con immagini predominanti, specifiche tecniche facili da consultare e Call-to-Action (es. “Aggiungi al carrello”, “Richiedi preventivo”) sempre visibili.
Integrazioni fondamentali: ERP, CRM ed E-commerce
Un catalogo digitale sviluppato su misura non vive in un silo. Il suo valore massimo si esprime quando è connesso al cervello e al cuore dell’azienda. L’integrazione è ciò che abilita l’automazione e l’efficienza. Le integrazioni più comuni e strategiche sono tre:
- ERP (Enterprise Resource Planning): È l’integrazione più critica. Permette al catalogo di leggere in tempo reale i dati anagrafici dei prodotti, i prezzi (magari profilati per cliente) e le disponibilità di magazzino. In senso inverso, se il catalogo gestisce gli ordini, può inviarli direttamente all’ERP, eliminando il data entry manuale.
- CRM (Customer Relationship Management): Se un utente compila un modulo di richiesta preventivo, i suoi dati (e i prodotti a cui è interessato) devono fluire automaticamente nel CRM, creando un nuovo lead per il team commerciale.
- E-commerce: Se l’obiettivo è la vendita diretta, il catalogo deve integrarsi con il gateway di pagamento, il sistema di spedizione e la logistica.
Sviluppare queste integrazioni tramite API (Application Programming Interface) richiede un’elevata competenza tecnica, ed è uno dei principali motivi per cui si sceglie una consulenza strategica e uno sviluppo custom.
Fase 5: Distribuzione, Analisi e Aggiornamento
Lo sviluppo è finito, i test sono completati. Il go-live è solo l’inizio, non la fine. Ora il catalogo deve essere distribuito agli utenti giusti e, soprattutto, deve essere misurato e mantenuto vivo. Un catalogo digitale non è un progetto una tantum; è un prodotto che evolve con il business. La distribuzione può assumere forme diverse: può essere il sito web pubblico, un’area riservata del portale clienti, o un’app nativa installata sui tablet della forza vendita (che magari funziona anche offline). La strategia di distribuzione deve essere stata definita nella Fase 1. Se il catalogo è pubblico, ora entra in gioco la SEO per indicizzare le singole schede prodotto e attrarre traffico organico.
Come promuovere il tuo nuovo catalogo digitale
Hai investito in uno strumento potente, ora devi assicurarti che le persone lo usino. Non dare per scontato che gli utenti lo trovino da soli. La promozione deve essere multicanale e includere sia gli stakeholder interni che i clienti esterni. Ecco una checklist di distribuzione essenziale:
- Formazione Interna: La tua forza vendita è il primo e più importante utente. Organizza sessioni di formazione per mostrare come usarlo per presentare prodotti e inviare offerte. Se non lo adottano loro, il progetto fallisce.
- Email Marketing: Annuncia il lancio a tutta la tua base clienti e prospect. Evidenzia i vantaggi rispetto al vecchio metodo (es. “Basta PDF! Scopri i prodotti in tempo reale”).
- Sito Web: Metti il link al catalogo in evidenza nella navigazione principale del tuo sito corporate.
- Social Media: Crea piccoli video o GIF che mostrano le funzionalità interattive (zoom, 360°, configuratore) e promuovili sui tuoi canali.
- Fiere ed Eventi: Usa il catalogo su grandi schermi touch o tablet presso il tuo stand per un’esperienza moderna e interattiva.
Misurare il ROI: metriche e KPI da monitorare
La bellezza di uno strumento digitale è la sua misurabilità. A differenza di un catalogo cartaceo (di cui puoi solo sapere quante copie hai stampato), un catalogo digitale fornisce dati precisi sul suo utilizzo. Integrando strumenti come Google Analytics 4 (GA4) o Matomo, puoi tracciare KPI (Key Performance Indicator) fondamentali. Le metriche da monitorare dipendono dagli obiettivi, ma le più comuni includono:
- Metriche di Engagement: Numero di sessioni, utenti unici, pagine (prodotti) viste per sessione, tempo medio sulla pagina.
- Metriche di Conversione (E-commerce): Tasso di conversione, valore medio dell’ordine (AOV), prodotti aggiunti al carrello.
- Metriche di Conversione (Lead Gen): Numero di richieste di preventivo (RFQ) inviate, tasso di conversione del modulo.
- Metriche di Ricerca Interna: Quali termini cercano gli utenti? Quali prodotti non trovano? (Questo è fondamentale per capire le lacune dell’offerta o della tassonomia).
- Metriche di Adozione (Forza Vendita): Quanti agenti lo usano quotidianamente? Quanti ordini/offerte generano tramite lo strumento?
Questi dati chiudono il cerchio: ti dicono cosa funziona e cosa no, permettendoti di ottimizzare continuamente il catalogo in cicli di miglioramento successivi.
Quanto costa sviluppare un catalogo digitale?
Questa è la domanda più comune, ed è legittima. La risposta, onestamente, è: “Dipende”. Il costo di un catalogo digitale è simile a quello di un’auto: si può acquistare un’utilitaria o una supercar su misura. Il prezzo è determinato da fattori specifici del progetto. Ignorare questi fattori e cercare un prezzo fisso online è fuorviante. I preventivi variano drasticamente in base alla complessità. Una soluzione SaaS “pronta” può costare da poche decine a diverse centinaia di euro al mese. Un progetto di sviluppo custom è un investimento iniziale che può variare da decine a centinaia di migliaia di euro, a seconda della portata.
I fattori che influenzano il prezzo
Per darti un’idea concreta di cosa impatta sul preventivo, ecco i principali driver di costo che analizziamo durante la nostra fase di consulenza. È la complessità di questi punti a determinare l’investimento necessario. I fattori principali sono:
- Numero di integrazioni: L’integrazione con un solo sistema (es. ERP) ha un costo; integrare ERP, CRM, PIM e DAM ne ha un altro. La complessità delle API dei sistemi legacy è un fattore chiave.
- Complessità dei dati: Hai 1.000 prodotti semplici o 100.000 prodotti con varianti, configurazioni complesse e 10 listini prezzo diversi?
- Qualità e origine dei dati: I dati sono già puliti e pronti in un PIM, o devono essere estratti, bonificati e migrati da 20 file Excel diversi?
- Design e UX: Desideri un template standard o un’esperienza utente (UX) completamente su misura, progettata e testata sui tuoi utenti?
- Funzionalità Custom: Hai bisogno di funzionalità avanzate come configuratori di prodotto, rendering 3D, realtà aumentata (AR) o aree riservate con logiche di accesso complesse?
- Piattaforme (Web, App): Il catalogo deve funzionare solo su web o richiede anche lo sviluppo di App native per iOS e Android (con funzionamento offline per gli agenti)?
Costi SaaS vs. Costi di Sviluppo Custom
Per riassumere, il confronto dei modelli di costo è semplice. Il SaaS ha un basso costo di ingresso (Capex nullo o quasi) ma un costo operativo (Opex) perpetuo. È un affitto. Può sembrare economico all’inizio, ma in 5 anni la spesa totale può diventare significativa, senza possedere l’asset. Lo Sviluppo Custom ha un alto costo di ingresso (Capex) ma costi operativi (Opex) molto più bassi, legati tipicamente solo all’hosting e alla manutenzione evolutiva. È un acquisto. L’investimento iniziale si ammortizza nel tempo e l’azienda possiede un asset strategico che può far evolvere liberamente, ottenendo un ROI a lungo termine spesso superiore. La scelta dipende dalla vostra strategia finanziaria e dalla vostra visione a lungo termine del digitale.
Il prossimo passo: trasforma il tuo progetto in realtà
Hai visto come lo sviluppo di un catalogo digitale sia un percorso strategico che tocca il cuore dei processi aziendali: dalla gestione dei dati di prodotto alla forza vendita, dal marketing alla customer experience. Affrontare questo percorso con il partner tecnologico giusto è la chiave per trasformare l’investimento in un vantaggio competitivo tangibile. Serve un partner che non si limiti a scrivere codice, ma che comprenda i vostri flussi di lavoro, sappia dialogare con i vostri sistemi legacy e progetti un’esperienza che i vostri clienti e agenti ameranno usare. In Antha, siamo specializzati proprio in questo: progettiamo e sviluppiamo soluzioni software complesse, costruite su misura per gli obiettivi di business. Gestiamo l’intero ciclo di vita del progetto, dall’analisi strategica e l’integrazione dei sistemi (PIM, ERP) fino allo sviluppo di interfacce web e app performanti. Sei pronto a superare i limiti del PDF e a costruire un catalogo digitale che faccia davvero crescere il tuo business?
Contattaci per una consulenza strategica
Domande Frequenti (FAQ) sullo sviluppo di cataloghi digitali
- D: Quanto tempo ci vuole per sviluppare un catalogo digitale?
- R: Dipende dalla complessità. Una soluzione SaaS basata su template può essere attiva in poche settimane (se i contenuti sono pronti). Un progetto di sviluppo su misura, che include analisi, design UI/UX, integrazioni con ERP/PIM e sviluppo, richiede tipicamente dai 4 ai 9 mesi.
- D: Cos’è un PIM e perché è così importante?
- R: PIM sta per Product Information Management. È un software che centralizza tutte le informazioni di prodotto (schede, descrizioni, traduzioni, specifiche) in un unico database. È fondamentale perché agisce come “fonte unica di verità”, garantendo che il catalogo digitale, l’e-commerce e qualsiasi altro canale mostrino sempre dati corretti e aggiornati.
- D: Possiamo integrare il catalogo digitale con il nostro gestionale (ERP)?
- R: Assolutamente sì. Anzi, è uno dei motivi principali per scegliere uno sviluppo custom. Attraverso le API, possiamo far sì che il catalogo legga prezzi, disponibilità e anagrafiche direttamente dal vostro ERP in tempo reale e, viceversa, invii ordini o richieste d’offerta al gestionale, automatizzando il flusso.
- D: Il catalogo digitale funzionerà anche offline sui tablet dei nostri agenti?
- R: Sì, questo è un requisito molto comune nei contesti B2B. Sviluppando un’applicazione nativa (per iOS o Android) o una Progressive Web App (PWA) avanzata, è possibile progettare il catalogo affinché sincronizzi i dati quando è online e rimanga perfettamente funzionante (consultazione, creazione bozze d’ordine) anche in assenza di connessione internet.



